La sigla DOC (Denominazione di Origine Controllata) e DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) sono due delle denominazioni utilizzate in Italia per identificare l’origine e il disciplinare di produzione dei vini. Queste denominazioni fanno quindi capo al concetto di “denominazione di origine”, introdotto come normativa di legge intorno agli anni Sessanta con l’obiettivo di tutelare la produzione di vini, attraverso i disciplinari di produzione, e salvaguardare il rapporto con il territorio di origine e con le tecniche di produzione tipiche di quel territorio.
I vini DOC e DOCG devono essere prodotti in una determinata zona geografica e rispettare precisi parametri produttivi e chimici, possedendo caratteristiche organolettiche definite.
Nei disciplinari di produzione sono indicate, tra le altre cose, le quantità e le tipologie di vino che si possono produrre, le varietà di uve da utilizzare, tipologia ed eventualmente durata di invecchiamento.
La differenza tra DOC e DOCG sta nel fatto che nel passaggio da DOC a DOCG i disciplinari diventano sostanzialmente più rigidi e restrittivi. Ciò fa sì che solo un ristretto numero di vini ottenga la denominazione DOCG, se richiesta.
Nel mondo del Prosecco, uno dei vini più esportati al mondo, i disciplinari di produzione si sono resi necessari per contrastare le imitazioni all’estero di prodotti dai nomi bizzarri, ma palesemente alludenti al nostro Prosecco. Dal 2009 anche il variegato mondo del Prosecco è tutelato da un disciplinare che traccia le linee guida per i vini DOC e DOCG.
E’ importante inoltre sottolineare che le sigle DOC e DOCG non fanno esplicito riferimento alla bontà del prodotto, ma i vini che si fregiano di queste denominazioni rispettano una serie di requisiti e parametri che finiscono per essere riconosciuti come vini di qualità.