Vino, nella terra delle Grance Senesi alla guida della Doc c’è un monaco benedettino
La giovane denominazione è nata dalla passione di un gruppo di viticoltori guidato da Gabriele Giovannini e tra i soci ha l’abbazia di Monte Oliveto Maggiore.
/Raffaella Galamini – vedi articolo originale
La Toscana è la culla delle Doc, la supremazia dei suoi vini non si discute. Una terra dove, tra le grandi aziende del Chianti, del Brunello e del Nobile c’è spazio anche per una piccola denominazione: la Doc delle Grance Senesi. Alla guida dell’associazione, a riprova di come la Toscana sia sempre sorprendente, un presidente a dir poco insolito. Si tratta infatti di un monaco benedettino.
La Doc delle Grance Senesi è guidata infatti dal guatemalteco don Antonio Bran, responsabile dell’azienda agricola dell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore ad Asciano. Il monastero ha aderito fin dall’inizio al progetto Grance Senesi.
I vigneti della Doc insistono in gran parte nel territorio delle Crete Senesi e sono coinvolti in particolare i comuni di Asciano, Monteroni d’Arbia, Rapolano Terme, Murlo e Sovicille. Quindi anche sui vasti terreni dell’abbazia che conta circa 850 ettari tra boschi e terreni coltivati.
L’impegno di Gabriele Giovannini
La denominazione è nata per la passione di un pugno di viticoltori guidati da Gabriele Giovannini, titolare della Tenuta Armaiolo. E’ stato proprio Giovannini nel corso degli anni a impegnarsi per il riconoscimento della Doc. Era il 2006 quando per il destino, o forse è il caso di dire per la provvidenza, ebbe modo di incontrare Fabio Pascucci Pepi del castello Modanella. Fu lui a presentargli l’allora abate generale di Monte Oliveto Maggiore Michelangelo Tiribilli. Così è nata l’adesione dell’abbazia.
Nel corso degli anni la nascente Doc ha sempre incontrato stelle buone sul suo cammino. In tanti hanno creduto nel futuro della Doc delle Grance Senesi e così è arrivato il riconoscimento ufficiale nel 201o.
“Ad oggi la produzione della Doc Grance Senesi è sulle 10mila bottiglie ma il potenziale è di almeno 400mila unità. Ad oggi gli ettari destinati alla Doc sono una quarantina” sottolinea Giovannini. Insomma, c’è un ampio margine di crescita per far conoscere la denominazione e apprezzarne le peculiarità e la storia prestigiosa alle spalle. Certo, la concorrenza non manca.
Tra le terre del Chianti, del Nobile e del Brunello
La denominazione delle Grance Senesi insiste in una zona particolarmente vocata alla viticoltura. Un punto a favore della Doc ma pure un’arma a doppio taglio. Si ritrova circondata dagli avversari più temibili del mercato: da una parte tutta la zona del Chianti con i vigneti del Gallo Nero, dall’altra Montalcino con il Brunello e il Rosso e poco più là Montepulciano con il Nobile.
A dispetto di una storia lunga oltre sette secoli la denominazione cerca quindi emergere nel mondo delle etichette toscane. Ad oggi la base associativa è decisamente contenuta: castello di Modanella, agriturismo tenuta Armaiolo, abbazia di Monte Oliveto Maggiore, Tenuta Masciello e fratelli Trabalzini. Da una parte Giovannini con la sua azienda, dall’altra i monaci di Monte Oliveto Maggiore che guidano i passi del consorzio.
Grance Senesi, il disciplinare
La giovane Doc prende il nome dalle “Grance Senesi“, le antiche fattorie e granai fortificati particolarmente diffusi a sud di Siena. La denominazione di origine controllata Grance Senesi è riservata a vini ottenuti da uve provenienti da questi singoli vitigni per almeno l’85%: Canaiolo, Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon, Malvasia Bianca Lunga. Possono concorrere alla produzione le uve dei vitigni a bacca di colore analogo idonei alla coltivazione nella regione Toscana fino ad un massimo del 15%.
Per il rosso riserva è prevista una base minima del 60% di Sangiovese e fino ad un massimo del 40%, di uve a bacca rossa provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione per la regione Toscana. E’ invece previsto un minimo del 60%, da soli o congiuntamente, di Trebbiano e Malvasia Bianca Lunga per bianco, passito e vendemmia tardiva.
Grance Senesi, una tradizione secolare
Ancora una volta è stato prezioso l’aiuto dei monaci di Monte Oliveto Maggiore. Consultando i manoscritti conservati nell’archivio della biblioteca del monastero, è stata confermata la vocazione di queste terre alla coltivazione della vite.
Nei testi esaminati vengono infatti lodati “gli ottimi vini prodotti già dal 1300 che vengono conservati nelle “Grance”. Nel Medioevo le grance erano edifici rurali presenti nella proprietà di un’abbazia per la custodia dei prodotti agricoli. Abbiamo pensato di usare questo nome ” Doc Grance Senesi” in ricordo di questa antica tradizione” sottolinea Gabriele Giovannini.
L’abbazia di Monte Oliveto Maggiore
L’abbazia di Monte Oliveto Maggiore produce diverse tipologie di vino ma solo un’etichetta risponde al disciplinare: il Grance Senesi Doc. “Vogliamo valorizzare sempre di più questa tipologia di vino – precisa don Antonio Bran -. Da questa vendemmia quindi abbiamo intenzione di diversificare la produzione nell’ambito del disciplinare producendo quattro, cinque vini“. Il responsabile dell’azienda agricola dell’abbazia puntualizza che ad oggi sono circa 7 gli ettari destinati alla viticoltura e solo un quinto destinati alla produzione di Grance Senesi.
“Ho accettato l’incarico di presidente dell’associazione – spiega ancora il religioso – in un’ottica di rotazione degli incarichi, visto il numero limitato di soci. Ho detto sì anche perchè Gabriele Giovanni è rimasto al mio fianco per aiutarmi“. Il consorzio, seppur piccolo, può quindi contare su una squadra affiatata, decisa a far conoscere questa realtà vinicola.
L’abbazia conta ben due cantine: una storica e non più produttiva dal 2008 dove si svolgono le visite e le degustazioni e l’altra produttiva, Bollano, poco lontana dal complesso di Monte Oliveto Maggiore. “Per la produzione del vino e la figura dell’enologo ci affidiamo a consulenze esterne. Per la vendemmia, invece, come già avviene anche per la raccolta delle olive partecipano i monaci più giovani alle fasi della vendemmia e dell’imbottigliamento del vino” conclude don Antonio.
Giovannini e la tenuta Armaiolo
La famiglia Giovanni ha acquistato la tenuta Armaiolo, dal nome del piccolo borgo medievale a Rapolano Terme, alla metà degli anni Settanta. Corrado Giovanni, grande esperto di agricoltura, ha reso più efficiente l’azienda. Ora a portare avanti la tradizione di famiglia Gabriele Giovannini con le sorelle Antonella e Rita.
Di una decina di anni fa la realizzazione della moderna cantina della tenuta, dove nascono le bottiglie della Doc Grance Senesi: tra i prodotti di punta il Nistiola ottenuto con Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot. L’azienda dispone inoltre di un impianto a biomasse per riscaldare gli edifici dell’azienda utilizzando gli scarti delle lavorazioni interne, come le potature di viti ed olivi o la sansa del frantoio.